Il permesso grazie a una serie di regole interne volute dall’assessore alla cultura Elisa Serafini: animali ammessi solo se non creano disagio e l’iniziativa, in corso di sperimentazione, se avrà successo verrà estesa anche ai musei.
Genova, cani in Ufficio Cultura
La news riportata da Sky Cronaca aveva tutta l’aria di essere uno scherzo, invece è la verità: Fido non resterà più a casa ad aspettare il padrone, bensì potrà accompagnarlo a lavorare. E’ l’iniziativa voluta dall’assessore alla cultura di Genova, Elisa Serafini, ovvero sì al cane in ufficio durante l’orario di lavoro. I dipendenti comunali quindi potranno portare senza problemi i propri amici a quattro zampe nei locali di Palazzo Ducale, per la felicità degli animali e dei loro padroni. Ma se qualcuno pensa che questo evento sia solo l’inizio dell’anarchia, si sbaglia, perché cani e padroni dovranno osservare precise regole per usufruire di questo importante beneficio.
Cani in ufficio a Genova, regole rigide e polemiche
L’iniziativa è stata possibile grazie alla stessa Serafini e al suo team, il quale ha redatto una serie di regole interne. C’è da dire che lei era direttamente interessata, visto che è la padrone del dolce barboncino Benji e che ora può portare in ufficio. Ma non sarà da solo, visto che farà compagnia a Pixel, Amelia, Simpson e Gioia, gli amici a quattro zampe dei suoi collaboratori dell’Ufficio Cultura, a patto che l’animale non crei disagio ai colleghi. Secondo quanto stabilito dai responsabili dell’amministrazione genovese, qualora ci fosse un soggetto che abbia paura o che fosse allergico, il cane non sarà più ammesso. Studi recenti hanno concordato che portare il proprio animale nel luogo di lavoro migliorerebbe l’iterazione sociale e il clima lavorativo con i propri colleghi, oltre che essere un risparmio di tempo. Infatti, il motivo principale per cui è stato deciso di intraprendere questo “esperimento” sono state le pause che ogni collaboratore e la stessa Serafini si dovevano prendere per correre a casa e portare Fido a passeggio, onde evitare danni e sorpresine sui tappeti e pavimenti di casa…Ovviamente, ci sono i denigratori da tastiera in azione sui social network: alcuni chiedono a gran voce di istituire “nidi” sperimentali per le mamme lavoratrici, prima di pensare agli animali, stupendosi del fatto che la Serafini, essendo donna, non ci abbia pensato da sola. Un utente sostiene infatti che nei Paesi Anglosassoni è d’uso portare i figli sul luogo di lavoro per prendere contatto con le attività dei genitori, mentre in Italia, per distinguersi, si porteranno gli animali in contesti, dice lui, di “scarsa produttività”. O qualcuno che chiede di aggiustare le strade o il futuro della Fiera di Genova, ad esempio, e chi prende in giro per i clamorosi 21 falsi Modigliani esposti a marzo. Insomma, questa decisione ha creato non poche polemiche, però è andata in porto.
Adozioni cani e produttività
L’assessore Serafini ha sottolineato che la presenza del suo Benji e degli altri cani è la testimonianza di un nuovo approccio al vivere con il cane e che questa sperimentazione, qualora raggiunga gli obiettivi sperati, sarà estesa anche nei musei genovesi. Inoltre, questa iniziativa ha un altro scopo, ovvero facilitare la vita di chi adotta un cane o un animale domestico in generale. Spesso, infatti, la ragione per cui si è frenati dal compiere questo passo è l’impossibilità di poter badare a lui causa lavoro: non tutti, infatti, possono permettersi di prendersi delle pause per andare a dare da mangiare all’animale o portarlo a spasso, anche con grandi sacrifici (ovvero, sveglia all’alba e nottate in bianco). Questa iniziativa, spera l’Ufficio Cultura, potrà non solo motivare all’adozione di animali abbandonati, bensì anche ridurre le spese del Comune e aumentare la produttività.