Per il mercato della gioielleria e dell’orologeria c’è un cauto ottimismo in vista dello shopping natalizio, ed in generale per il 2017 dopo che l’anno scorso il settore ha dovuto far fronte alla crisi dell’orologeria svizzera. Questo è quanto, tra l’altro, ha rilevato con un Rapporto Pambianco Strategie di Impresa, importante società di consulenza che assiste le imprese dei settori della moda, del lusso e del design non solo nella impostazione, ma anche nell’attuazione dei loro progetti di sviluppo e di espansione.
Il cauto ottimismo, dopo la crisi orologeria svizzera, va comunque confrontato con l’andamento eccezionale del 2015 quando il settore dei gioielli è stato percepito dalla clientela come una importante forma di investimento di lungo periodo, ed anche come bene rifugio. Nel complesso l’anno che sta per chiudersi in Italia, per il mercato della gioielleria e dell’orologeria, è caratterizzato dalla tenuta dei ricavi per le aziende del settore, mentre è nel complesso negativo, con un calo del giro d’affari del 6,5%, il bilancio per i principali rivenditori.
Analizzando i numeri consolidati, ed aspettando i dati definitivi del 2017, i principali gruppi della gioielleria l’anno scorso hanno conseguito complessivamente in Italia ricavi per 1,64 miliardi di euro con un incremento anno su anno di poco superiore al 4%. Sono dati positivi che pur tuttavia, come sopra accennato e come Baogioielli ci conferma, si scontrano con il balzo del fatturato a +18,9% registrato nel 2015 rispetto all’anno precedente.
Nel rilevare nel 2016 il calo dell’orologeria svizzera, Pambianco Strategie di Impresa ha messo in evidenza come il giro d’affari dei brand più importanti, ed operanti con le proprie divisioni in Italia, abbia segnato il passo a partire da The Swatch Group e passando per Audemars Piguet Italia, Patek Philippe Italia e Rolex Italia. Bene invece i player puristi della gioielleria a partire da Pandora, con un boom del fatturato anno su anno, e passando per Montblanc Italia che ha chiuso il 2016 con un incremento a due cifre dei ricavi, nel nostro Paese, grazie soprattutto ad una ampia offerta merceologica.
Nel complesso i grandi brand negli ultimi mesi hanno limitato i danni, legati al calo della domanda rispetto al 2015, grazie alle vendite attraverso i canali online, ed alla richiesta crescente di smartwatch sebbene, rispetto agli orologi tradizionali, trattasi di prodotti complementari ed alternativi e, quindi, non concorrenziali rispetto all’orologeria classica di fascia alta. D’altronde pure per il mercato dei gioielli l’engagement che si viene a creare e ad instaurare online con la clientela è fondamentale per sostenere i ricavi.
Con la conseguenza che i brand più dinamici da un lato pianificano la crescita nel settore retail tradizionale, e dall’altro investono nell’espansione del fatturato che viene generato attraverso l’e-commerce. Proprio via web si registra il maggior flusso di vendite per i cosiddetti orologi connected che, per le aziende del settore, rappresentano ormai una grande opportunità nell’attrarre il target di clientela rappresentato dai cosiddetti Millennials, ovverosia i nati tra il 1980 ed il 2000 che, attualmente, si trovano nella fascia di età dai 15 ai 35 anni.